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Clicca qui per l'acquisto Questo libro mette in parola scritta una parte della vicenda della psicoanalisi dell’ultimo trentennio del Novecento italiano. Sono trascorsi pochi anni e quei fatti sembrano essere finiti nella rimozione del cassetto del Novecento ma in quel tempo agirono idee e progetti, proposte e accelerazioni che si sono modificate e infrante, che non hanno saputo dare una continuità a ciò che della psicoanalisi restò solo residuale: la sua laicità, quella rivendicata da Freud nel 1926 in Laienanalyse. Ora non ci resta che diventare degli storici, dei cronisti. Con questa cronaca non intendiamo fissare la storia e legarla a un’epoca oramai trascorsa ma abbiamo l’intenzione di permettere la riapertura di un discorso di ricerca per una psicoanalisi del nuovo millennio. Si tratta di un atto indispensabile per affrontare la nostra contemporaneità senza i pregiudizi di una lettura che tratta il mal d’essere solo come elemento patologico del vivere dell’individuo. La psicoanalisi è nella sua storia, nella costante necessità di reinventare la propria posizione e la propria clinica. Vennero affrontati dalle Commissioni di SpazioZero temi che, tutt’ora attualissimi, sono ancora aperti, come la formazione dell’analista, la nominazione e la sua posizione nella cura. Alcune soluzioni intercorse sino a ora hanno trascurato molti contributi di quei protagonisti di allora che possono essere certamente e doverosamente riscoperti. Farlo potrebbe riaprire questioni teoriche decisamente formative, mentre dimenticarsene non sarà certamente la soluzione delle cose. La nostra contemporaneità nei suoi percorsi sempre più s/travolgenti ci chiama a ritrovare il senso dell’esperienza della psicoanalisi, così come ci ricordava Lacan: Se la psicanalisi può diventare una scienza – dato che non lo è ancora –, e se non deve degenerare nella sua tecnica e forse è già cosa fatta –, dobbiamo ritrovare il senso della sua esperienza.
Clicca qui per l'acquisto Riprendendo la sollecitazione di Lacan, a proposito del leggere Freud, ci sentiamo pienamente coinvolti nell’affrontare il Reale nel registro del Simbolico. La nostra proposta e la nostra lettura prendono il via dalla constatazione che il disagio nella civiltà è un elemento strutturale del rapporto tra il soggetto e il collettivo, un collettivo che si esplicita ovviamente verticalmente lungo tutto il corso della vita e orizzontalmente in ogni situazione di legame sociale. Trattare quindi il mal-d’essere individuale come un fenomeno unicamente del soggetto accettando un’interpretazione unica, quella che lega la persona a una sua posizione sana o patologica come fanno attualmente la Psichiatria e le Psicoterapie, non appare più sufficiente. La nostra contemporaneità, nella sua complessità, stabilisce una situazione nella quale i soggetti si trovano a esprimere la loro struttura di pensiero e di parola, a portare, per così dire, la loro narrazione in atto, in una scena, con il loro stile, ovvero con il loro sintomo. Molti artisti, a più riprese e nei modi i più differenti, hanno reso esplicita questa visione nella loro poetica e noi dobbiamo prendere atto che tanta sensibilità significa altresì capacità descrittiva di un essere umano-parlante in perpetua crisi. La Psicoanalisi non deve sottrarsi a una profonda revisione del suo impegno d’ascolto. Questo libro vuole aprire un percorso in cui la nostra ricerca riprenda pieno diritto di autonomia teorica.